Ricerca e Sviluppo

La mia formazione scientifica presso la Facoltà di Fisica dell'Università degli Studi di Milano mi permette di mantenere sempre un taglio metodico ed analitico ogni qualvolta questo sia possibile. Quindi avvalendomi anche delle competenze di volontari, colleghi e collaboratori ho più volte intrapreso piccoli progetti di ricerca, volti a quantificare e dimostrare teorie ritenute corrette, oppure a "sfatare" miti che la marineria vorrebbe difendere, ma che la realtà dei fatti non permette.

Innanzitutto, qualche anno fa, quando ero alle prime armi nella mia esperienza in Contender, mi ero preoccupato di capire quali fossero i miei limiti o le mie armi vincenti nei confronti dei miei avversari, calcolando il momento raddrizzante per alcuni "regatanti tipo" di quella Classe.
Qui di segui riporto lo stralcio dei risultati ottenuti, in una forma adatta a coloro che possono essere gli "addetti ai lavori":






In seguito, dopo aver lavorato per sfruttare al massimo il regolamento di Classe Contender, in particolare trovando un metodo per ridurre gli attriti generati dagli agugliotti del timone, sistema poi rivelatosi superfluo per via di alcune giuste modifiche alle regole di classe, ho voluto approfondire i miei studi in merito alla forma ed ai materiali relativi alla leva del vang, che in molti usano, sempre in Contender.
Il problema che avevo riscontrato non era nel rapporto della leva, bensì nel materiale usato, infatti quella che i più montavano (compreso il sottoscritto) era di carbonio e aveva il difetto di esplodere improvvisamente, quindi la mia ricerca era volta a progettare una leva che piuttosto si piegasse, ma che comunque permettesse a chi la usava di finire la prova. Così si era deciso di usare l'allumino e di studiare una forma in grado di sostenere i carichi e gli sforzi richiesti.



Nel tempo, testando le leve costruite, si è anche scoperto che non è del tutto sufficiente calcolare i carichi come se avvenissero tutti sul medesimo piano, poichè ci sono situazioni (specialmente quando si lasca la randa e il boma si apre) in cui si generano degli sforzi fuori asse che nel primo stadio degli studi erano stati trascurati. Tuttavia, con le debite correzioni, si è giunti ad una leva, leggera tanto quanto quella in carbonio, ma che, se sottoposta ad eccessivo carico si piega plasticamente, piuttosto che rompersi. Questo fatto, secondo me, riduce il rischio di non portare a termine una prova per via di danni all'attrezzatura.

Successivamente ho intrapreso un progetto di sviluppo insieme alla veleria Ullman Sails di Pablo Soldano, con il quale ho avviato lo studio di un nuovo disegno per la randa del Contender.
Prima di tutto (autunno 2008) si è deciso di accorciare drasticamente la lunghezza della balumina, quando proprio l'eccessiva lunghezza della suddetta era uno dei problemi principali per i neofiti e non.
Il Contender aveva, fino ad allora, il limite di "avere il boma basso", ma in seguito a questo studio si è dimostrato che la lunghezza della balumina non era una caratteristica che migliorava le prestazioni della barca stessa. Studiando al meglio il regolamento abbiamo visto che era possibile riprendere la quasi totalità della superficie velica "spalmando" il triangolo tolto alla base sull'intera balumina.
Così si è arrivati ad una forma che rispetto alla vele di riferimento aveva una superficie ridotta di solo mezzo foglio A4 contro i quasi 11mq di superficie.
Quindi non sono poi stati necessari numerosi test per dimostrare definitivamente che la riduzione di superficie non portava svantaggi, ma che la forma della vela facilitava estremamente le manovre, fino a ridurre di più 1'' il tempo di virata, oltre ad altri vantaggi.

Poi mi sono messo a lavorare con le celle di carico per calcolare la miglior curva d'inferitura, così dopo un'infarinatura sul metodo da usare fornitami dal velaio stesso, mi sono immerso nella mia metodicità di fisico per analizzare forme, carichi, flessioni dell'albero del Contender, fino a sviscerare tutti i numeri necessari al velaio per creare il suo design e a farmi un "background" di conoscenze su come funzionano le regolazioni correnti e dormienti ben al di là di qualunque manuale, al fine di regolare la vela in base alle necessità, non più solo sulla base dell'esperienza in mare, ma anche su quella scientifica.

Dall'autunno 2009, dopo aver contribuito ad impostare il design di questa vela per il Contender, del quale sviluppo continuano ad occuparsi Pablo ed il neo Campione Italiano 2010 di Classe, mi sono spostato ad occuparmi nel dettaglio del 420.

Anche per il 420 sono già stati messi nel "salvadanaio" alcuni interessanti studi, provati anche dai risultati dei già bravi ragazzi che hanno accesso ai risultati. In particolare è stato svolto uno studio sullo sviluppo delle vele, sempre grazie al supporto di Ullman Sails, che ancora oggi continua  con l'analisi delle flessioni degli alberi mediante celle di carico e con i test relativi alla forma e alla capacità di spinta di alcuni nuovi spinnaker.
Ma non pago di questo, è un anno che raccolgo il materiale per mettere a punto "la barca ideale" al fine di dare agli atleti interessati le informazioni necessarie a scegliere i propri materiali non in base alle mode, ma in base ai reali benefici/limiti a cui ogni scelta dei materiali può portare.